Lo scorso mese di marzo i
giornali toscani della zona di Grosseto riportavano di teste di lupi mozzate e
appese ai cartelli stradali e di individui ritrovati avvelenati in varie
località della Maremma. Questo potrebbe essere lo scenario del prossimo futuro
in gran parte delle zone in cui il lupo ha rifatto la sua comparsa negli ultimi
anni. Innanzitutto è necessario sfatare un pensiero ricorrente, cioè la
credenza che i lupi siano stati reintrodotti dall'uomo, al pari di cinghiali,
caprioli e cervi. Non è così, il lupo è quello nostrano (per fortuna) che, dopo
la protezione legale accordatagli nel 1971, poiché ne rimanevano solo un
centinaio di esemplari nel Parco Nazional
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Lupo appenninico (Canis lupus italicus) |
e d'Abruzzo, pian piano, con la
reintroduzione delle sue prede naturali da parte dell'uomo, lo spopolamento
della montagna e l'aumento delle aree boscate, ha riconquistato ormai tutti i
territori storici e conquistato nuovi spazi, fino a poco tempo fa impensabili
(es. il Parco del Conero, il Gargano, ecc). In Italia oggi si stimano 1500-2000
lupi.
Ovviamente è giusto ed utile il
fatto che questo affascinante superpredatore sia una specie particolarmente
protetta, infatti è l'unico predatore capace di controllare cinghiali, caprioli
e cervi, spesso responsabili di gravi danni all'agricoltura, inoltre svolge
un'importante funzione di selezionatore degli erbivori, catturando generalmente
gli esemplari vecchi, malati e debilitati e
controlla le popolazioni degli altri predatori, ad esempio della volpe.
Nello storico parco di Yellowstone è stato dimostrato che la presenza del lupo
ha effetti positivi addirittura sulle piante e sui pesci; la presenza dei lupi
infatti limita la sosta degli erbivori lungo i fiumi, a causa della loro
maggior vulnerabilità in vicinanza dei corsi d'acqua, gli erbivori di
conseguenza riducono il loro impatto sulla vegetazione delle sponde e ciò
migliora la vita del fiume in generale.
Ciò premesso è un dato di fatto
che spesso i lupi arrecano gravi danni ai pochi allevatori rimasti, che oltre
alle mille difficoltà di un'attività dura e oggi sempre meno conveniente, si
trovano a dover pagare da soli il “costo” della presenza dei lupi. In ogni caso
c'è da considerare che i danni arrecati dai lupi sono all'incirca la decima
parte di quelli risarciti agli agricoltori per i danni attribuiti al cinghiale,
che solitamente vengono pagati dagli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), in
quanto questo è una specie cacciabile.
Se il problema venisse affrontato
con serietà e determinazione da parte delle istituzioni competenti,
considerando che gli allevatori, specie al di fuori delle aree protette, sono
ormai molto ridotti, la convivenza lupo-uomo sarebbe possibile. Per difendersi
dai lupi è necessario che le greggi siano protette da un adeguato numero di
cani da gregge (pastore abruzzese- maremmano), e che di notte gli animali siano
ricoverati entro recinzioni sicure, siano esse mobili o fisse. I parchi
nazionali hanno realizzato programmi di aiuto per gli allevatori per prevenire
i danni da lupo, donando cuccioli di cani pastore e recinzioni elettrificate
antilupo agli allevatori che ne fanno richiesta. In Abruzzo è nata una
cooperativa che seleziona cani da lavoro che vende in Italia e all’estero,
collaborando con diverse aree protette. In genere quando si adottano adeguate
misure di prevenzione i danni da lupo si riducono oltre il 90%, con
soddisfazione di allevatori ed ambientalisti. Inutile dire poi che, nei casi
particolari, qualora i danni dovessero verificarsi comunque, gli allevatori
andrebbero prontamente risarciti, ma nel caso di una prevenzione adeguata e
sistematica questi sarebbero irrisori. Le leggi attuali invece, oltre a
risarcire solo parzialmente e spesso anche dopo anni gli allevatori, impongono
loro anche lo smaltimento delle carcasse a proprie spese. In alternativa
all'indennizzo si potrebbero adottare delle polizze assicurative che, sempre
abbinate alla prevenzione obbligatoria, risarcirebbero gli allevatori.
Ovviamente la prevenzione
andrebbe pianificata a livello regionale, considerando la diffusione e la
biologia del lupo, pertanto la regione dovrebbe farsi promotrice e
coordinatrice, coinvolgendo le associazioni di allevatori e agricole e facendo
formazione per tecnici e allevatori.
Se riusciremo a prendere questa
direzione forse potremo salvare allevatori e lupi, che da secoli hanno
convissuto, altrimenti, probabilmente perderemo sia gli uni che gli altri, e
forse anche da noi troveremo le teste dei lupi appese ai cartelli stradali.