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Pista ciclabile sul castellano: "Soldi sprecati"

Abbiamo sentito che l’Amministrazione Provinciale sta cercando di reperire, anzi avrebbe già reperito, fondi per riparare i danni sulla pista ciclabile che le piene recenti del torrente Castellano hanno causato. Eppure, questi eventi accaduti a distanza di poco tempo, erano assolutamente prevedibili.
Temiamo che siano soldi sprecati, come lo sono stati tutti quelli fino ad ora spesi e lo saranno ancor di più quelli necessari in seguito a garantire la difficile manutenzione di una pista troppo ampia e localizzata in un territorio molto fragile. Gli ascolani tacciono, le amministrazioni non sono tecnicamente in grado di valutare il problema o forse non vogliono, le associazioni si accapigliano per i nove “cipresseti” di Piazza Ventidio Basso e perdono di vista problemi più importanti. Proprio le associazioni che dovrebbero avere nelle loro finalità statutarie il compito di vigilare e denunciare i danni ambientali, non sanno come agire, vittime del “peccato originale” di averla a suo tempo sostenuta e dell’idea che ormai la pista già esiste e quindi va conservata. Ma chi ha studiato veramente a fondo il problema? Non lo hanno fatto i progettisti “bocciati” dal Castellano che ha dimostrato con precisione gli errori progettuali (tutti quelli che il Comitato aveva da tempo segnalato!), non lo hanno fatto le associazioni (l’unica è stata Legambiente che si è accodata alle proteste di Gigaro 88), non lo stanno facendo gli attuali amministratori che pensano solo a far vedere la loro efficienza ma senza approfondire le questioni tecniche. In un recente sopralluogo sul Castellano ci siamo accorti che il danno del corso d'acqua sulle gabbionate di sostegno necessarie alla pista e sulla pista stessa sono di gran lunga più ingenti di quelli che avevamo ipotizzato. La modifica dell’alveo, dovuta alle gabbionate (abbiamo contato anche nove file di gabbioni di cui almeno due in alveo) ed ai movimenti di terra, hanno determinato inoltre l’accentuazione dei fenomeni erosivi in alcuni tratti delle sponde fluviali che in precedenza non avevano problemi, per cui i costi di un efficace intervento di messa in sicurezza di tutta l’area saranno enormi. Per non parlare della caduta di detriti, piante e massi di grossa dimensione che si sono verificati sul tracciato, dovuti alla riduzione di stabilità della scarpata posta a monte della pista. I danni del pesante intervento sulle ripide e fragili sponde del Castellano continueranno a manifestarsi e saranno sempre maggiori. Pensate se la pista fosse stata inaugurata? Che bella “roulette russa” per i ciclisti o i disabili in carrozzina!!
Per la messa in sicurezza della pista, sicuramente la somma reperita non basterà.
I cittadini ascolani, nell’immaginare di percorrere questa pista godendo della bellezza di un posto sfregiato da un progetto assurdo, facciano anche un piccolo sforzo per capire che dovranno cacciare di tasca propria “tanti soldini” per garantire la sua manutenzione e gestione (compresa la vigilanza). E quanti mesi dell’anno sarà fruibile un posto così scomodo da raggiungere ed isolato da altri percorsi?
 Vogliamo riproporre la lettera che il Referente del C.I.R.F. (Centro Italiano Riqualificazione Fluviale) delle Marche, dott. Geologo Andrea Dignani scrisse al Comitato Gigaro 88: “concordo pienamente con le vostre posizioni, da quello che ho visto nelle foto mi appare evidente: l'assenza di una analisi geomorfologica in grado di valutare la dinamica fluviale, l'assenza di opere di Ingegneria Naturalistica realizzate in coerenza con la dinamica fluviale, l’assenza di una reale analisi di fattibilità dell’opera e quindi la valutazione dell’opportunità realizzativa e/o valutazione di tracciati alternativi”.
Ma ormai la pista è fatta! Il danno ambientale chi lo paga? I costi di manutenzione e gestione della pista saranno onerosi, non saranno sufficienti neanche gli interventi di ingegneria naturalistica e sarà difficilissimo garantire la sua assoluta sicurezza a causa delle vistose pendenze e della esagerata vicinanza all’alveo fluviale.

Urge un Piano del Verde per Ascoli

È evidente che Travanti, oltre a non essere riuscito a comprendere quanto scritto, ha anche una corta memoria, visto che più volte l’associazione Gigaro88 (regolarmente registrata, con presidente e direttivo e con sede sociale presso la sede della Croce Verde) è intervenuta su tematiche che riguardano il verde urbano.
Gli rammentiamo l’incontro avvenuto alcuni mesi fa, tenutosi al Palazzo dei Capitani alla presenza del Sindaco, nel quale ad un componente di Gigaro88 che fece un intervento sullo stato del verde ad Ascoli, venne chiesta copia della relazione. 
Quindi la definizione di “sedicente e misteriosa” associazione è veramente patetica. Cerchiamo comunque di spiegare il concetto già espresso nel precedente articolo in modo più semplice, alla portata di tutti. Ci piacerebbe che l’Amministrazione Comunale si dotasse di un chiaro PIANO DEL VERDE URBANO, cioè di uno strumento che consente di determinare un programma organico di interventi per quanto concerne lo sviluppo quantitativo e qualitativo di tutto il Verde Urbano, oltre che la sua manutenzione e gestione, in relazione agli obiettivi e alle esigenze specifici dell’area urbana.
Esso dovrebbe prevedere: il censimento del verde, contenente una rilevazione ed un’analisi di dettaglio sulle caratteristiche del verde privato e pubblico delle aree urbane e periurbane, con identificazione delle principali specie utilizzate, delle principali tipologie dispositive, corredato di carta di rilievo del verde urbano, in cui siano riportate le principali rilevazioni tipologiche; un regolamento del verde con le norme sulla progettazione, l’attuazione, la manutenzione del verde, l’elenco generale delle specie e delle tipologie (strade, parchi, giardini pubblici, ecc.) e per i diversi soggetti fruitori; il regolamento deve contenere inoltre indicazioni relative a situazioni particolari, come interventi di ingegneria naturalistica in aree degradate, difesa della vegetazione in aree di cantiere, difesa del suolo in aree urbane, ecc.; un piano che indichi le modalità di attuazione degli interventi di estensione del verde pubblico; un piano generale delle manutenzioni del verde pubblico, che dettagli le modalità di esecuzione degli interventi manutentivi e ne programmi l’effettuazione; un piano generale di programmazione del verde, che permetta la pianificazione della spesa e degli interventi di estensione e manutenzione nel breve, medio e lungo periodo; un piano di promozione del verde, che programmi interventi di valorizzazione culturale, di promozione della cultura e del rispetto del verde presso i cittadini. Ricordiamo a Travanti che egli è assessore di una città che, per la sua grande storia e la sua speciale bellezza, meriterebbe sicuramente una maggiore attenzione e, soprattutto, una maggiore sensibilità (lasciamo perdere per il momento la competenza).
Legambiente potrebbe anche aver esagerato nel condannare tutti gli interventi effettuati sul verde ma sentire riconoscere dall’assessore che “in viale della Rimembranza potevano esserci conseguenze gravi per i pedoni” è l’evidente dimostrazione della mancanza di conoscenze e programmazione. Gli ricordiamo che il Comune di Ascoli ha dovuto più volte risarcire i danni ai cittadini per il crollo di piante in via della  Rimembranza. Basterebbe chiedere a qualsiasi persona che abita nella zona.  E Travanti vuole farci credere che non è intervenuto per colpa di Legambiente? Quindi i cittadini che hanno subito danni (pensa se ci scappava il morto!), seguendo il suo ragionamento, dovrebbero chiedere il risarcimento a Legambiente? Ma ci faccia il piacere…

Per correttezza riportiamo qui di seguito la replica dell'assessore Travanti al nostro precedente articolo "Siamo alle comiche finali"

Ancora alberi crollati in viale della Rimembranza


I fatti accaduti domenica in viale della Rimembranza (e non solo!) ci costringono a tornare di nuovo sul tema del Verde Urbano nella città di Ascoli, che ci vede impegnati ormai da molti anni come Associazione Gigaro88 con interventi sui giornali, conferenze, proposte e attività concrete di recupero e valorizzazione del verde. Pagine intere sono state dedicate dai quotidiani locali al danno provocato dagli alberi crollati sulle auto e la ringhiera del nuovo parcheggio. Legambiente mette subito le mani avanti dicendo che ” ….. prima che qualcuno ci dia la colpa (in quanto paladini degli alberi), vogliamo mettere in chiaro che noi ci siamo sempre dichiarati contrari al taglio di piante sane … ma in quella area doveva essere fatta una manutenzione …”. L’assessore Travanti approfitta della vicenda per rilanciare l’urgenza del piano sull’Annunziata e per continuare la lunga e stucchevole serie di frecciate contro l’associazione. Siamo alle comiche!!!
Ricordiamo a tutti che Gigaro88, nel suo impegno di osservatorio del territorio ascolano, in tanti incontri pubblici anche alla presenza delle massime autorità cittadine, ha segnalato l’urgenza di sistemare via della Rimembranza ancor prima del piano per l’Annunziata.  Le varie amministrazioni hanno sempre sottovalutato il problema ed indicato altre priorità. A tal proposito riportiamo alcuni brani dell’articolo di Gigaro88 pubblicato appena due mesi fa. “Con la stessa cifra spesa per gli enormi sbancamenti di terra e gli impattanti muri di contenimento si sarebbe potuto arretrare e ripristinare il muro in travertino di via della Rimembranza, aumentando ugualmente i posti macchina, creando di fatto un parcheggio semi interrato e completamente mascherato e mantenendo intatta la superficie a verde resa fra l’altro più fruibile dalla minore pendenza ottenuta e ben integrata ai reperti archeologici rinvenuti.

Il muro di travertino di viale della Rimembranza da tempo richiede un grosso intervento di restauro; il muro spesso ha ceduto, in seguito alle piogge ed al peso della vegetazione sovrastante in abbandono da molto tempo, determinando notevoli danni alle auto, che le amministrazioni comunali hanno dovuto risarcire, dimostrando di fatto le loro inadempienze” (nel 2001 tre auto furono completamente distrutte dagli alberi sani schiantati).
All’ abbandono di questo muro e del verde circostante, corrisponde invece l’efficientismo di opere inutili come la sistemazione dello spazio poco distante, destinato alle sgambature dei cani, ridottissimo e su una scarpata adatta agli stambecchi…..
L’assessore parla di piano dell’Annunziata a cui Legambiente si sarebbe opposta. Ci risulta invece che Legambiente e tutte le associazioni siano d’accordo all’elaborazione di un serio piano del verde per l’intera città e non interventi saltuari, episodici, lasciati a decisioni non si sa bene di chi, comunque senza programmazione. Ci colpisce la premura di Travanti che invece di fare mea culpa per quello che è accaduto in via della Rimembranza accusa altri. Forse non ha tagliato prima le piante che sono crollate per paura di Legambiente? Eppure in altre circostanze è partito di persona con scala e forbici per dimostrare la sua efficienza. Strano che di colpo abbia prestato ascolto a chi ha sempre denigrato.

Parcheggi selvaggi

Che tristezza il parcheggio che si sta realizzando dietro il palazzo di giustizia. La scelta progettuale è a dir poco discutibile da tutti i punti di vista:
·         l’impatto visivo dei  muri e delle auto è enorme
·         aumenta il flusso di traffico in pieno centro storico
·         aumenta l’inquinamento
Stendiamo un velo pietoso sull’iter seguito dal Comune nell’attuazione del progetto e sull’opposizione poco incisiva (si devono leggere attentamente i progetti prima, per poter esprimere obiezioni di un certo peso - pista ciclabile sul Castellano docet!!). 
Ci sconcerta che il Comune per giustificare le sue scelte in corso d’opera faccia riferimento a “rinvenimenti archeologici imprevisti o non prevedibili nella fase progettuale” che hanno fatto sì che il progetto originale venisse modificato, quindi la palificata è stata arretrata e in questo modo, si sono venuti a creare “miracolosamente” nuovi parcheggi. Ma ci prendono per stupidi? Tutti gli ascolani sanno che dietro al Tribunale ci sono alcune “domus” romane ricoperte e fu ritrovato negli anni ’50 il celebre mosaico bifronte.
Con la stessa cifra spesa per gli enormi sbancamenti di terra e gli impattanti muri di contenimento si sarebbe potuto arretrare e ripristinare il muro in travertino di via della Rimembranza ed il muro di via Colombo, aumentando ugualmente i posti macchina, creando di fatto un parcheggio semi interrato e completamente mascherato e mantenendo intatta, anzi aumentando, la superficie a verde resa fra l’altro più fruibile dalla minore pendenza ottenuta e ben integrata ai reperti archeologici rinvenuti.
Il muro di travertino di viale della Rimembranza da tempo richiede un grosso intervento di restauro; il muro spesso ha ceduto, in seguito alle piogge ed al peso della vegetazione sovrastante in abbandono da molto tempo, determinando notevoli danni alle auto, che le amministrazioni comunali hanno dovuto risarcire, dimostrando di fatto le loro inadempienze.
All’abbandono di questo muro e del verde circostante, corrisponde invece l’efficientismo di opere inutili come la sistemazione dello spazio poco distante, destinato alle sgambature dei cani, ridottissimo e su una scarpata adatta agli stambecchi. Ci chiediamo come si possano raccogliere le feci su una tale pendenza!!!
La “ciliegina sulla torta” è l’ultimo intervento: sulle enormi scarpate che si sono create, per evitare ulteriori colate di cemento, la creatività progettuale ha escogitato il più banale sistema che si potrebbe adottare nel centro storico di Ascoli conosciuta da tutti come la “città del travertino”, e cioè dei ridicoli moduli in calcestruzzo pressovibrato. Non si poteva fare un concorso di idee fra gli studenti di architettura per cercare una soluzione migliore ed impegnare i rari scalpellini che ancora sopravvivono, valorizzando così anche le nostre preziose risorse umane?. Quindi, un’opera costosissima sul piano economico ed ambientale  con vantaggi solo di appena qualche decina di posti auto. La città tace dinanzi ai “nuovi barbari” che hanno invaso, forse conquistato, la nostra città.

La malapotatura

Ennesimo caso di cattiva gestione e manutenzione del verde urbano pubblico. Questa volta a farne le spese sono ancora gli olivi di Via Spalvieri e alcune aiuole in zona Monticelli. Interventi effettuati senza tener conto di qualsiasi basilare principio di botanica ed arboricoltura. Se da una parte possiamo perdonare il periodo di effettuazione del taglio, che dovrebbe essere però ancora ritardato per evitare le gelate invernali, non possiamo non criticare i metodi con cui le piante sono state potate. A Monticelli alcune piante di Lagerstroemia indica hanno ricevuto un trattamento non molto gradito e la forma è peggiorata dopo la potatura. I potatori infatti si sono limitati a tagliare le terminazioni delle branche secondarie senza effettuare tagli di ritorno o diradare la vegetazione sottostante. Veramente scandaloso, e questo potrebbero dirlo anche i non specialisti, il modo con cui sono stati fatti i tagli: rami scortecciati, sfibrati, mozziconi lasciati. Tutto ciò andrà a costituire un punto di notevole debolezza della pianta che non potendo compartimentare bene i tessuti sarà soggetta ad attacco di patogeni, come virus, funghi e batteri.
In via Spalvieri la questione degli olivi tiene banco da tempo: circa 3 anni fa infatti sono stati completamente capitozzati. Quello che poteva essere l’esempio di un meraviglioso filare di olivi ornamentali, è ridotto a una specie di pali di legno, posti a limitare le due corsie di una strada. Dopo una capitozzatura, si rende necessario un certo periodo di recupero della pianta, con pochi e piccoli interventi mirati alla nuova formazione della chioma. In questo caso stiamo assistendo invece ad interventi sempre più rudi, in un epoca sbagliata, con tecniche errate. Tronchi completamente spogliati dei succhioni, che appaiono veramente brutti e tagli esagerati, per poi vedere qualche sparuto ciuffo di vegetazione all’apice delle branche primarie.
Ma allora serve veramente la potatura? A pensarci bene una pianta si pota “da sola”: l’attacco di un insetto, di un fungo, un suo particolare stato, possono determinare il disseccamento di qualche ramo che l’operatore può rimuovere salvaguardando tutto ciò che la pianta ha preziosamente costruito in tanti e tanti anni. Poche volte si riesce ad apprezzare il portamento naturale di una particolare specie. Allora quando la potatura non sia strettamente necessaria, per motivi di sicurezza o produttivi, sarà bene limitarsi a semplici azioni di monitoraggio e tagli ridotti al minimo indispensabile, come ad esempio l’eliminazione dei polloni sui tigli.
Forse dovremmo prendere esempio da Masanobu Fukuoka, microbiologo giapponese, che ha studiato la filosofia del “non fare”, riducendo gli interventi dell’uomo quasi al nulla e dimostrando che un albero da seme lasciato crescere senza nessun intervento umano è perfetto.

F.A.