• Blockquote

    Mauris eu wisi. Ut ante ui, aliquet neccon non, accumsan sit amet, lectus. Mauris et mauris duis sed assa id mauris.

  • Duis non justo nec auge

    Mauris eu wisi. Ut ante ui, aliquet neccon non, accumsan sit amet, lectus. Mauris et mauris duis sed assa id mauris.

  • Vicaris Vacanti Vestibulum

    Mauris eu wisi. Ut ante ui, aliquet neccon non, accumsan sit amet, lectus. Mauris et mauris duis sed assa id mauris.

  • Vicaris Vacanti Vestibulum

    Mauris eu wisi. Ut ante ui, aliquet neccon non, accumsan sit amet, lectus. Mauris et mauris duis sed assa id mauris.

  • Vicaris Vacanti Vestibulum

    Mauris eu wisi. Ut ante ui, aliquet neccon non, accumsan sit amet, lectus. Mauris et mauris duis sed assa id mauris.

Giornata sulla neve - Montagna dei Fiori

Per le prenotazioni chiamare o mandare un messaggio a Fabio Ascarini (3206398451)

"Non serve raddrizzare il fiume tagliando le piante e lasciando il terreno nudo, pronto ad essere portato via dalla prossima piena"


Le associazioni Gigaro88, Legambiente Ascoli Piceno e Italia Nostra criticano l’intervento che si sta realizzando sull’alveo del fiume a Monticelli. “Da alcuni giorni – scrivono le Associazioni in una nota - una ditta sta effettuando dei lavori di taglio di piante e di canalizzazione dell’alveo del fiume, che a nostro modesto parere non comportano alcun beneficio , anzi si configurano come l’ennesimo spreco di risorse pubbliche. I fatti accaduti in Liguria, a Messina ed in molte parti del nostro delicatissimo territorio, attribuibili in massima parte a una sbagliata gestione e pianificazione, invece che servire di ammonimento, non ci hanno ancora insegnato niente. Purtroppo i nostri amministratori continuano a pensare che il problema siano le piante che, a detta loro, ostruirebbero l’alveo del fiume.  E’ ovvio che i fossi debbano essere puliti dai rifiuti o da alberi secchi, ma la vegetazione viva, i salici e le canne lungo gli argini non possono essere la causa del dissesto idrogeologico, anzi la loro funzione è quella di contenere l’acqua evitando danni ingenti più a valle. Se è vero che, purtroppo, i corsi d’acqua sono ormai compromessi e soffocati dall’uomo al punto che l’acqua può diventare una “bomba distruttiva”, la soluzione non è certo l’eliminazione della vegetazione. In realtà il problema è che, continuando a costruire nell’alveo del fiume, continuando a cementificare i fossi, trasformandoli in condotte forzate, si riducono sempre di più gli spazi a disposizione del fiume, le cosiddette aree golenali, cioè le aree che naturalmente si allagano (e che si devono allagare ) quando il fiume è in piena.  Secondo i nostri amministratori bisogna pulire i fossi e gli alvei dei fiumi e quindi, di conseguenza, tagliare le piante perché l’acqua deve scorrere il più velocemente possibile.  Ma in questo modo, invece di mitigare gli effetti delle piene, si fa l’esatto contrario; infatti l’acqua del fiume, non incontrando più alcun ostacolo, aumenta la sua velocità e potenza distruttiva, che si scarica più a valle; tanto più se il fiume è stato “raddrizzato” da interventi di questo tipo e trasformato in una vera e propria “autostrada dell’acqua”.  La strategia della “bella pulizia di fossi, canali e corsi d’acqua ” che ha portato le ruspe lungo le sponde, con movimenti di terra e asportazioni esagerate, si è dimostrata fallimentare, sia dal punto di vista idraulico che ecologico. I benefici di tali interventi, comunque di breve durata, sono sicuramente inferiori ai costi (includendo anche quelli ambientali). Questi interventi contrastano tra l’altro con il progetto di riqualificazione del Fiume Tronto elaborato dall’Autorità di Bacino del Tronto, che invece prevede interventi molto più sostenibili, meno costosi e certamente meno invasivi di un intervento di questo tipo, che è il tradizionale intervento idraulico che si fa da decenni in modo sempre uguale, con dubbi risultati.

GIGARO 88 - LEGAMBIENTE - ITALIA NOSTRA

"L'assessore pensi ai suoi compiti"

Dal "Corriere Adriatico" di Martedì 6 Dicembre leggiamo e pubblichiamo questo trafiletto, segno che non siamo solo noi a pensarla in questo modo. Anche un altro componente del consiglio comunale ha visto tutto quello che è successo in Via della Rimembranza, come da noi sottolineato con un articolo qualche tempo fa. Tutto ciò dopo che l'assessore Travanti è uscito qualche tempo fa sui giornali con un articolo criticando i dipendenti comunali fannulloni.


Ascoli Isopi si rivolge a Travanti: “Lo invito ad operare meglio nel suo ambito che è la manutenzione e la tutela del verde cittadino. Eviterà che si ripetano episodi quali alberi che cadono sulle auto come è successo in via della Rimembranza. Furono distrutti sei veicoli e questo non è imputabile soltanto alle intemperie, ma anche all’incuria. Delle pratiche per i rimborsi non si sa nulla, mentre sei cittadini sono ancora senza auto”.
F.A.


Porta Maggiore e il problema dei parcheggi. Ci chiediamo: auto o pedoni?



Leggiamo sui giornali l’intervento del consigliere regionale Valeriano Camela a proposito della riqualificazione di Porta Maggiore e della necessità di parcheggi. Conosciamo bene la sua professione di medico che esercita con passione e competenza, ma non sappiamo da quanto si occupi di urbanistica. Scopriamo dall’articolo, e ci sentiamo in colpa per non esserci documentati prima, che egli nel 2009 aveva presentato una petizione che prevedeva la trasformazione “a spina di pesce” dei parcheggi di Via Benedetto Croce, e di aver messo in guardia l’Amministrazione dei rischi derivanti dall’entrata a regime del complesso residenziale di via Firenze. Camela conclude dicendo che “il problema parcheggio è così impattante, alla luce delle grandi difficoltà lamentate dai residenti, dai commercianti e dai loro clienti, che sarà adeguatamente rappresentato…” Non si può affrontare un problema così complesso in modo così superficiale. Come associazione Gigaro 88, che da  tempo si occupa delle problematiche riguardanti la qualità della vita nell’ambiente urbano e la sua sostenibilità, ci verrebbe voglia di dire: adesso che il danno è fatto, arrangiatevi!!!. Qualcuno sarà pure responsabile di avere creato un quartiere con così tanti problemi. Chiediamo al consigliere: quei residenti che si sono lamentati dell’assurda e spropositata colata di cemento del comparto Firenze, qualcuno li ha ascoltati? È comodo e vantaggioso rispondere alle richieste dei commercianti; è normale e scontato che chiedano più parcheggi. Ma sono solo questi i cittadini che il consigliere ascolta? È mai andato nel piccolo Parco Orlano a vedere quanta gente lo frequenti? È sempre pieno di anziani, bambini con genitori e nonni chiusi in un recinto circondato dal cemento e dall’asfalto che sperano con ansia nell’allargamento del giardino verso lo spazio attualmente utilizzato dal Corpo Forestale. Perché non darsi da fare per questi cittadini che, purtroppo, fanno meno chiasso e meno richieste ai nostri amministratori? Piazza Immacolata e buona parte del quartiere di Porta Maggiore costituiscono una “mostruosità” dal punto di vista urbanistico, con standard di verde decisamente al di sotto dei valori minimi indicati sia a livello nazionale che europeo, con una distribuzione abitativa irrazionale ed un carico di auto insostenibile, frutto di una pianificazione urbanistica decisamente fallimentare.  Ci colpisce leggere che una delle soluzioni del problema è la trasformazione a spina di pesce del parcheggio di via Benedetto Croce, immaginiamo  sulla falsariga di via Napoli. Come al solito vincono le auto. Siamo stati contrari alla trasformazione di via Napoli e lo siamo anche per via B. Croce. Sappiamo di caricarci addosso oltre le ire dei commercianti anche quelle degli abitanti del posto a cui servono i posti macchina, ma siamo anche convinti che, seguendo la filosofia che rincorre i bisogni nati da errori di pianificazione e programmazione, si entra nella solita logica dell’emergenza che , come in altri campi, ha deturpato e degradato il territorio e le città. Le due vie, può piacere o non piacere, comunque erano state progettate per i pedoni oltre che per le auto. Si pensi che negli anni ’60 in via B. Croce si vedevano giocare i bambini a pallone nelle aiuole spartitraffico, continuamente redarguiti dai vigili; era un segnale già allora della penuria di spazi verdi fruibili a cui gli amministratori avrebbero dovuto rispondere aumentando gli spazi verdi invece che pensare solo a costruire. La soluzione attuata per via B. Croce, di spostare il parcheggio a sinistra della carreggiata e collegare l’aiuola spartitraffico alla piazza, scaturita dall’esigenza di risolvere il problema delle montagne russe create dalle radici degli alberi, è stato un compromesso che, comunque, ha cercato di accontentare le auto senza sacrificare il verde e lo spazio per i pedoni. In via Napoli si è scelta invece la strada del parcheggio a spina di pesce per aumentare i posti macchina che ora invadono l’aiuola spartitraffico determinando la difficoltà per i pedoni di percorrerla se non per il desiderio di fare una gimcana assurda. Chiediamo al consigliere regionale di battersi di più per avere più verde nelle nostre città, più spazi fruibili da tutti i cittadini, per allargare il Parco Orlando, per salvaguardare il Giardino Botanico dell’istituto Agrario dai grandi rischi che corre.  Non dobbiamo correggere gli errori commessi in passato con altri errori più gravi. Anche l’aiuola spartitraffico di via Benedetto Croce, per quanto piccola, rientra fra le tipologie di verde pubblico a servizio dei cittadini e, come tale, va salvaguardata.

La Venuta: manteniamo accesa una tradizione

Riviviamo nel magnifico scenario delle frazioni di Pozza e Umito nel Parco Nazionale dei Monti della Laga una tradizione particolarmente sentita nell'ascolano: "La Venuta". In onore della venuta della Madonna di Loreto si accendono dei grossi fuochi per indicare alla Santa Madre la via per il colle di Loreto. Un aspetto da sottolineare è che questa manifestazione viene organizzata interamente dai giovani del paese: in particolare particolarmente attivo anche a cercare la nostra collaborazione è stato Gianmario Giobbi, studente dell'Istituto Tecnico Agrario "Celso Ulpiani". Dopo aver acceso e cantato attorno al falò di Umito, ceneremo all'agriturismo Laga Nord con i piatti della tradizione: gli spignoli e quindi vino novello e castagne. Dopodichè ci si sposterà a Pozza per concludere la serata. Per qualsiasi informazione, prenotazione non potete che scrivere come sempre alla nostra mail gigaro88@alice.it

F.A.




Il cinipide galligeno: è il vero problema della castanicoltura?

Si affollano sui vari giornali cartacei e online, articoli ed interventi sul problema dei castagneti da frutto. Anche l’associazione Gigaro 88, confermando il suo ruolo di attento osservatorio ambientale del territorio Piceno, vuole esprimere il proprio parere.
Viene sempre ribadito da tutti che circa il 90% dei castagneti da frutto presenti nelle Marche si trova nella provincia di Ascoli Piceno.
Il castagneto da frutto è un agrosistema delicato e fragile, di grande valore paesaggistico, capace di svolgere tante altre funzioni oltre quella produttiva di frutti. La potenzialità dell’intero paesaggio del castagno va oltre la mera produzione di frutto. Ma poveri castanicoltori!… quanta fatica per coltivare la loro “difficile” terra e quante competenze per gestire un ecosistema molto delicato, per di più presente all’interno dei parchi naturali. Prima il cancro americano e il mal dell’inchiostro del castagno, due gravi malattie fungine che hanno falcidiato molti castagneti, adesso si aggiunge la famosa “vespa cinese” che, insieme alle condizioni ambientali avverse, ha ridotto drasticamente la produzione. I castanicoltori sono preoccupati, l’Associazione con a capo Ascenzio Santini, che si è costituita alcuni anni fa con lo scopo di valorizzare questo prezioso frutto, continuamente promuove incontri, coinvolge gli amministratori a tutti i livelli, denuncia la scarsa attenzione che la Regione Marche ci rivolge. Ma come al solito sembra di assistere alla solita scena che riguarda anche altri disastri ambientali: tutti, il giorno dopo, si affannano a dire che con la prevenzione si sarebbe speso di meno. È vero che l’insetto cinipide ha determinato grandi danni (si parla della riduzione anche del 70% della produzione), ma problemi simili a questo e forse anche peggiori ci sono sempre stati in passato, per tutte le colture. Sarà sempre così, a maggior ragione nell’era della globalizzazione in cui si scambia tutto e, quindi, anche gli insetti brutti e cattivi (definizioni che non valgono in ecologia) come l’insetto cinese. La chimica non li ha vinti ed oggi molti operatori si stanno indirizzando verso forme di contenimento ecocompatibili e sostenibili. Umilmente, vorremmo dare un consiglio a chi opera nel settore, ma anche ai politici che adesso si affannano a partecipare a tutti gli incontri sul cinipide del castagno. Cerchiamo di avere l’onestà intellettuale di dire come stanno realmente le cose a chi non è del settore e legge i comunicati stampa. La crisi del settore è più antica e complessa, non viene dal cinipide, che pure rappresenta l’ultima batosta su cui è necessario, anche se molto difficile, intervenire. Che cosa percepiscono i  consumatori del problema del cinipide e della situazione dei castanicoltori, quando possono comunque comprare i marroni stranieri, spacciati per locali,  persino a ridosso del caffè Meletti; caldi, belli, tutti uguali, ben cotti, che si spellano con facilità? Che gliene frega al cittadino se vengono dalla Turchia e sono più insipidi dei nostri o, magari, trattati con pesticidi: c’è qualcuno che ha la volontà di spiegarlo? È già questo un problema più grave del cinipide! Come è grave il fatto che la Regione Marche sottovaluta il problema: i fondi che lo Stato sta erogando alla nostra Regione, anche per combattere il cinipide, sono pochi perché il loro riparto dipendeva dai progetti presentati dalle Regioni stesse. Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Sardegna hanno già realizzato campi per la riproduzione di insetti utili da impiegare nella lotta biologica della vespa cinese, convogliando molte risorse. La nostra, purtroppo, è intervenuta con grave ritardo. Questo è il parassita più grave, altro che vespa cinese!
È su altre patologie che dobbiamo concentrare gli sforzi, solo così possiamo iniziare a risolvere i seri problemi di un frutto-gioiello della Terra Picena che l’Amministrazione Provinciale promuove nello stupendo scenario di Piazza del Popolo nelle prime giornate di dicembre. Anzi, con un paradosso, il cinipide potrebbe essere finalmente un’occasione per sensibilizzare in modo serio ed efficace l’opinione pubblica e gli amministratori sulla castanicoltura in generale, senza perdere tempo prezioso.  Il problema va però affrontato in modo diverso da come si sta facendo: ai “programmi di facciata” vanno affiancate azioni concrete di pianificazione e gestione attenta dell’intero paesaggio castanicolo che facciano crescere l’intero territorio. È stridente partecipare a simposi e tavole rotonde sulla vespa cinese e vedere, nei paesi che sono la culla del marrone pregiato e di prestigiose maestranze della lavorazione del legno di castagno, case con gli infissi di alluminio e legnaie con le coperture in plastica o, peggio, in eternit. Che immagine per il turismo enogastronomico, naturalistico, termale, che spot per i nostri “pregiati marroni”! È come servire un’ottima pietanza in un piatto crepato.
Dalla diagnosi alla terapia: dobbiamo unire le forze, con la consapevolezza che ciò che i castanicoltori fanno nell’ambiente in cui operano è anche nell’interesse di tutti.  Va dato onore alla loro costanza, ai sacrifici e alle capacità, ma vanno anche aiutati, sostenuti, incoraggiati a continuare e migliorare l’opera di custodire i castagneti e, soprattutto, a cercare sinergie con altre realtà del territorio, coinvolgendo in ogni modo i giovani. Solo recuperando la biodiversità di risorse umane e quindi l’entusiasmo e l’amore per la nostra terra, potremo mobilitare indispensabili risorse economiche per curare un comparto in crisi, affrontando senza attacchi di panico quegli insetti e patogeni esotici già pronti ad imbarcarsi verso l’Italia. 
Dryocosmus kuriphilus: vespa cinese del castagno

I fiumi e il dissesto idrogeologico

I nostri timori, scritti in un precedente articolo, erano fondati.  I fatti accaduti in Liguria, a Messina ed in altre parti del nostro delicatissimo territorio, attribuibili in massima parte ad una sbagliata pianificazione e gestione del territorio, invece che servire di ammonimento, porteranno ad azioni peggiorative per il territorio.  Ci auguriamo che le dichiarazioni comparse sui giornali locali a proposito del summit sui rischi idrogeologici a cui hanno partecipato l’assessore provinciale alla protezione civile Giuseppe Mariani, i sindaci piceni,  Aurora Monadi della Prefettura, Achille Cipriani, comandante provinciale dei vigili del fuoco e Renzo Feliziani del Corpo Forestale dello Stato, siano il frutto di una “svista” o dell’inevitabile taglio che i ridotti spazi del giornale spesso richiedono. Dichiarazioni “pesanti” se si considera che esse nell’articolo hanno il conforto di un consesso formato da importanti personalità. Si afferma che “i problemi maggiori, durante l’ultima alluvione, sono stati provocati dai fossi che, essendo infatti spesso ostruiti dalla vegetazione, creano pericolosi tappi….”. Che messaggio arriva quindi ai cittadini? La colpa  di tutti i problemi è delle piante; bisogna pulire i fossi e quindi, automatica conseguenza, esse vanno tagliate perché l’acqua deve scorrere più velocemente possibile.  È assurdo generalizzare, quindi banalizzare, un problema così articolato e complesso. Si è dimostrata fallimentare la strategia della “bella pulizia di fossi, canali e corsi d’acqua in genere” che ha portato ruspe lungo le sponde, movimenti di terra ed asportazioni esagerate, canalizzazioni, cementificazioni ed arginature inutili e fragili, disboscamenti totali, con benefici di breve durata sicuramente inferiori ai costi (includendo anche quelli ambientali). Speriamo che l’assessore non includesse anche i fossi delle zone collinari e montane, i compluvi  e le scarpate che invece dovrebbero essere indirizzati verso una rinaturalizzazione,  secondo criteri scientificamente corretti, sicuramente vantaggiosa per tenere a freno il dissesto idrogeologico e migliorare l’assetto ecologico e paesaggistico del territorio. Chiediamo ai partecipanti al summit: è colpa delle piante che fanno da tappo o dei colli della bottiglia (lo spazio per il fiume) che sono troppo stretti? Certo che i fossi vanno puliti dai rifiuti o dai tronchi, ma la vegetazione viva, le canne lungo gli argini non possono essere la causa del dissesto, anzi la loro funzione è quella di contenere l’acqua evitando danni ingenti più a valle. Se è vero che, purtroppo, i corsi d’acqua sono ormai compromessi e soffocati dall’uomo al punto che l’acqua può diventare una “bomba distruttiva”, non è mai la completa eliminazione della vegetazione la soluzione da proporre, tantomeno con dichiarazioni così  assolute che possono costituire una “bomba distruttiva” di gran lunga peggiore.

Aspettando la prossima alluvione..

Immagini del Fiume Tronto nei pressi del cavalcavia di Viale del Commercio, devastato da “lavori di ripulitura” nel 2007.
In questo periodo di disastri e tragedie umane provocati dalle ennesime alluvioni che devastano la nostra martoriata penisola, non può che tornarci alla mente il fiume di casa nostra: il fantastico Fiume Tronto. Dopo aver attraversato tre regioni e percorso più di 100 km, esso si getta pigramente nel piccolo paradiso naturale nostrano che è la Riserva Sentina. In realtà quasi tutti sanno che il Tronto, sebbene sia un fiume piuttosto tranquillo, spesso e volentieri e ultimamente sempre “più spesso e più volentieri” rompe gli argini e si riprende lo spazio che gli è stato sottratto dall'uomo e dalle sue attività nel corso dei decenni. Le cause di tutto ciò sono ormai ben note a tutti: non è il fiume che è “cattivo” ma piuttosto l'uomo ad essere superficiale ed approssimativo, col risultato che quando poi il fiume si riprende il suo spazio, anche se solo per qualche giorno o per poche ore, i danni sono ingenti. E purtroppo poi sarà l'intera collettività a dover pagare i danni di chi ha autorizzato a costruire stabilimenti e case in zone esondabili. Già da qualche decennio si stanno sperimentando con successo, anche nel nostro paese per fortuna, modelli di gestione “integrata” dei corsi d'acqua, a seguito di norme europee e nazionali che finalmente indirizzano verso un approccio olistico per la gestione dell'ecosistema fluviale. In pratica un fiume gestito bene da un punto di vista naturalistico cioè con la vegetazione giusta nei posti giusti, costellato di laghetti e lanche pieni di vita, con spazi adeguati per esondare e privo di alvei cementificati, e spesso con l'apparente disordine della natura, è anche più sicuro per quanto riguarda gli aspetti idraulici. L'approccio integrato infatti implica la presenza di figure professionali specializzate come botanici, zoologi, idrogeologi, ad affiancare le classiche figure degli ingegneri e geometri, che troppo spesso non hanno combinato nient'altro che guai. Lo scorso anno l'Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Tronto ha redatto ed illustrato un progetto preliminare che andava nella giusta direzione e cioè, recependo la complessa normativa in materia, ha proposto una progettazione di ampia scala riguardante l'asta del Tronto da Ascoli alla foce, prevedendo casse di espansione, ampie zone con vegetazione naturale e zone umide, espropri di aree private in alveo, ecc. Tuttavia, come spesso accade nel nostro bel paese, i progetti migliori rimangono nei cassetti, per la poca voglia di innovare e aggiornarsi e perchè è più comodo continuare a fare come si è sempre fatto. Ci auguriamo che le ennesime alluvioni che hanno devastato il nostro paese e che ci hanno indotto a realizzare il nuovo ponte sulla statale adriatica che collega Martinsicuro a San Benedetto del Tronto, in modo da lasciar defluire liberamente le acque in piena del Fiume Tronto, abbiano rinfrescato anche la mente dei nostri politici e amministratori, nel far imboccare loro la strada giusta benchè tortuosa come quella di un fiume naturale.

Il Parcheggio di Via Colombo: a opera conclusa ecco come la pensa Gigaro 88

Dopo tanti articoli polemici apparsi in questi giorni sulla stampa a proposito del parcheggio di via Colombo, anche l’associazione Gigaro88 vuole intervenire, evitando di ripetere cose già dette a proposito dei rapporti con la SABA, gli emendamenti, la legge Mancia, le conoscenze con Gasparri, ma sintetizzando  la sua valutazione come  osservatorio territoriale: il parcheggio di via Colombo è una delle peggiori opere realizzate negli ultimi decenni ad Ascoli, ammesso che ci sia qualche opera moderna di un certo valore.
Le motivazioni:
1         Un’opera costosissima a fronte di pochi posti auto in più rispetto a quelli che già esistevano. L’enorme balconata di cemento è servita solo per trasformare il parcheggio a destra di via della Rimembranza (sotto il vecchio ospedale)da lineare in diagonale (appena pochi posti d’auto in più!!).
2         Un’opera di un impatto enorme a cui si aggiungono muri di contenimento realizzati con squallidi prefabbricati modulari di cemento che cozzano con il travertino del centro storico.
3         Tempi lunghi di realizzazione legati alla “sorprese” di ritrovamenti archeologici. Ma come si fa a chiamare sorpresa quella che tutti i cittadini, anche i più distratti, conoscevano in merito ad un sito di grande valore!
4         Un’opera realizzata probabilmente a tavolino senza guardarsi attorno, altrimenti ci si sarebbe accorti che, come già segnalato da tanto tempo da alcune associazioni, il muro di travertino di via della Rimembranza era crollato in alcuni punti e stava continuando a cedere con gravi rischi per persone ed auto.   
5         Considerando i ripetuti danni (per fortuna solo alle auto!!)che in passato anche recente le amministrazioni comunali hanno dovuto risarcire agli abitanti della zona a causa del crollo del muro e degli alberi di Via della Rimembranza, è palese che i soldi spesi per il parcheggio si sarebbero dovuti investire sul recupero della scarpata a monte dell’area di progetto che invece non ha beneficiato di alcun intervento necessario ed urgente per  riqualificare un punto ad alto rischio di stabilità e nel contempo avere gli stessi posti macchina. Doveva essere questo l’intervento prioritario.
6         Adesso i parcheggi blu porteranno più persone a percorrere continuamente via Pretoriana alla ricerca di un posto auto; si tratta prevalentemente di gente che ama arrivare con l’auto fino a piazza Roma, se potesse anche a piazza del Popolo! Così, una delle più importanti e caratteristiche vie di Ascoli , che già adesso è un tunnel inquinato, diventerà invivibile. Alla faccia della qualità della vita e del turismo da incentivare.
Il parcheggio prima del completamento dei lavori
7         Osservando che i parcheggi di Porta Torricella ed ex Gil sono sempre sottoutilizzati, è questa la politica giusta per rendere tutto il centro storico veramente vivibile?

Bando di gara per gli impianti di Monte Piselli

Lunedì 12 Dicembre alle 15.30 presso la sede del Co.tu.ge. in Corso Mazzini avrà luogo la gara per l'affidamento in gestione degli impianti sciistici di Monte Piselli - Tre Caciare. Speriamo che in questo momento di difficoltà per lo sci ascolano, qualche persona disposta a mettere a disposizione oltre che soldi anche passione, riesca a risollevare e valorizzare questa parte importante di Ascoli: la nostra montagna. Gigaro88 è come sempre a disposizione.
La notizia con il relativo bando

Dopo l'appuntamento con "La giornata nel Castagneto" torna anche quest'anno "I Percorsi della Rosa canina", iniziativa volta a promuovere il territorio montano della Montagna dei Fiori e dei suoi paesi, ubicati nel suggestivo scenario del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. 
Domenica 6 Novembre 2011 l'Associazione Gigaro 88 organizza per soci e amici, una giornata all'insegna della scoperta di questo prodotto del nostro territorio: un cinorrodo estremamente ricco di vitamina C con cui si preparano ottime marmellate e gelatine, apprezzate dai buongustai. 
Il programma, come da foto sopra, prevede in mattinata una piccola colazione presso il Rifugio Di Lorenzo a San Giacomo, quindi una passeggiata itinerante sui prati della Montagna dei Fiori alla raccolta dei frutti di Rosa canina. Dopo il pranzo, previsto a San Vito, ci saranno la preparazione di marmellate e gelatine con i frutti raccolti e la proiezione della presentazione "segreti e virtù della Rosa canina". A conclusione un momento conviviale con thè, tisane e merenda. Per informazioni più dettagliate e prenotazioni al costo che potete leggere sopra, potete chiamare Elio Bevini (3400575976) oppure potete scriverci direttamente sulla nostra mail gigaro88@alice.it

F.A.

Il consumo di territorio avanza continuamente

"Tutto in funzione delle auto. Tutto in funzione del “guadagno veloce e subito”. Tutto per rispondere ad esigenze immediate. Tutto per servire subito chi ti aveva promesso sostegno. Tutto fatto alla svelta prima che qualcuno possa criticare. Ci riferiamo ai progetti di realizzazione del parcheggio e dell’ascensore da via dei Mulini fino a Porta Tufilla".
Il consumo di territorio avanza continuamente ed è sempre grave, anche quando riguarda delle piccole aree verdi ma di grande pregio. Al di fuori di Guido Biondi di Italia Nostra nessuno ha parlato di questo ennesimo scempio nella nostra bellissima città. Ma intanto le associazioni si accapigliano per il problema dei cipressi di Piazza Ventidio Basso. Ma come si fa?? Il valore delle sponde del Tronto e Castellano è da tutti ritenuto incommensurabile: una stupenda cornice verde, unica in Italia, che esalta la bellezza del centro storico di travertino e si presta per realizzare dei percorsi a basso impatto ambientale (ovviamente non come la vergognosa pista ciclabile, in parte distrutta da una recente piena). Se le amministrazioni che si sono succedute avessero posto maggiore attenzione verso il decoro del paesaggio urbano e avessero pianificato il territorio dopo un’attenta conoscenza di tutte le sue emergenze, Ascoli già da tempo sarebbe decollata ai primi posti in Italia, con un sicuro sviluppo economico (si pensi che il Forte Malatesta è stato il secondo monumento visitato in Italia in occasione della recente iniziativa del FAI).


Vengono realizzati pochi posti macchina (unico beneficio), a fronte dell’enorme costo di deturpare una fascia verde a ridosso della scarpata fluviale su pregevoli ciglionamenti che si potevano invece riqualificare dal punto di vista ambientale. Il tutto a due passi dal sottoutilizzato parcheggio ex gil. Il geometra della ditta parla di “sbancamento dalla parte del fiume Tronto e di un muro di contenimento con l’espianto di alcuni olivi”. Ma ci chiediamo: quali sono i progettisti, quale supporto scientifico ha guidato questo intervento. L’assessore risponde alle critiche di Biondi dicendo che si sta realizzando un’opera richiesta dai cittadini, interventi di bonifica e di utilità pubblica. Ma richieste da quali cittadini? I cittadini sono anche altri rispetto a quelli che vanno insistentemente a chiedere favori personali ai nostri amministratori. I cittadini sono anche le persone che vanno a piedi o in bicicletta e non fanno richieste ad alta voce. I cittadini sono anche quelli che ancora devono nascere e ai quali dovremmo lasciare una città più bella di quella trasformata in una gimcana per auto. Ma questi cittadini non vanno nella cabina elettorale.

La Ciclabile al Castellano: opera inutile e dispendiosa

 «L’ennesimo articolo a tutta pagina sulla pista ciclabile del Castellano ci costringe di nuovo ad intervenire. Gli Amici della Bicicletta organizzano la pulizia “simbolica” della pista che versa in uno stato di abbandono, con la speranza di richiamare l’attenzione delle amministrazioni e dei cittadini sulla necessità di un suo recupero.
Ci siamo sempre dichiarati contrari ad intervento così invasivo e, a nostro avviso, era opportuno che le associazioni che si occupano di tutela e valorizzazione dell’ambiente, bloccassero a suo tempo un’opera del tutto inadeguata per un ecosistema ad alto valore ecologico e paesaggistico.  Un’opera quindi ad alto impatto ambientale, quasi inutile dal punto di vista sociale e dispendiosissima in termini di messa in sicurezza, di cui nessuno ha mai valutato le conseguenze negative che poi puntualmente si sono verificate.
Forse nessuno ha mai visionato o compreso il progetto finché non ha visto le enormi ruspe massacrare le sponde, una muraglia di gabbionate anche in alveo e, soprattutto, gli enormi danni sulla pista determinati da due piene recenti assolutamente non eccezionali. Ma ormai il danno è fatto e quindi questi ardimentosi volontari hanno compiuto il gesto “simbolico” di pulire la pista. Come se il problema fosse solo questo. Noi proporremmo di far pagare i danni ai responsabili di questo scempio.
L’Assessore provinciale Mariani spiega che i lavori sono stati interrotti per il maltempo nel mese di marzo che ha causato una frana piuttosto importante. Dai sopralluoghi effettuati dai giovani membri dell’associazione Gigaro88 risulta che l’enorme frana sulla sponda destra, è la conseguenza non del maltempo ma della pista ciclabile. Le gabbionate sulla sponda sinistra poco a monte di essa, di cui almeno tre in alveo, hanno stretto in una morsa il torrente, determinato lo spostamento del flusso della corrente verso la sponda destra, erodendola alla base. Il disastro è evidente al pari delle responsabilità. Eppure, apprendiamo che l’Amministrazione Provinciale si impegnerà a trovare i (nostri) soldi ed a continuare i lavori. Restiamo fortemente preoccupati  della reale necessità di utilizzo di queste risorse per un’opera che avrà sempre grossi problemi».
 Gigaro88

Pista ciclabile sul castellano: "Soldi sprecati"

Abbiamo sentito che l’Amministrazione Provinciale sta cercando di reperire, anzi avrebbe già reperito, fondi per riparare i danni sulla pista ciclabile che le piene recenti del torrente Castellano hanno causato. Eppure, questi eventi accaduti a distanza di poco tempo, erano assolutamente prevedibili.
Temiamo che siano soldi sprecati, come lo sono stati tutti quelli fino ad ora spesi e lo saranno ancor di più quelli necessari in seguito a garantire la difficile manutenzione di una pista troppo ampia e localizzata in un territorio molto fragile. Gli ascolani tacciono, le amministrazioni non sono tecnicamente in grado di valutare il problema o forse non vogliono, le associazioni si accapigliano per i nove “cipresseti” di Piazza Ventidio Basso e perdono di vista problemi più importanti. Proprio le associazioni che dovrebbero avere nelle loro finalità statutarie il compito di vigilare e denunciare i danni ambientali, non sanno come agire, vittime del “peccato originale” di averla a suo tempo sostenuta e dell’idea che ormai la pista già esiste e quindi va conservata. Ma chi ha studiato veramente a fondo il problema? Non lo hanno fatto i progettisti “bocciati” dal Castellano che ha dimostrato con precisione gli errori progettuali (tutti quelli che il Comitato aveva da tempo segnalato!), non lo hanno fatto le associazioni (l’unica è stata Legambiente che si è accodata alle proteste di Gigaro 88), non lo stanno facendo gli attuali amministratori che pensano solo a far vedere la loro efficienza ma senza approfondire le questioni tecniche. In un recente sopralluogo sul Castellano ci siamo accorti che il danno del corso d'acqua sulle gabbionate di sostegno necessarie alla pista e sulla pista stessa sono di gran lunga più ingenti di quelli che avevamo ipotizzato. La modifica dell’alveo, dovuta alle gabbionate (abbiamo contato anche nove file di gabbioni di cui almeno due in alveo) ed ai movimenti di terra, hanno determinato inoltre l’accentuazione dei fenomeni erosivi in alcuni tratti delle sponde fluviali che in precedenza non avevano problemi, per cui i costi di un efficace intervento di messa in sicurezza di tutta l’area saranno enormi. Per non parlare della caduta di detriti, piante e massi di grossa dimensione che si sono verificati sul tracciato, dovuti alla riduzione di stabilità della scarpata posta a monte della pista. I danni del pesante intervento sulle ripide e fragili sponde del Castellano continueranno a manifestarsi e saranno sempre maggiori. Pensate se la pista fosse stata inaugurata? Che bella “roulette russa” per i ciclisti o i disabili in carrozzina!!
Per la messa in sicurezza della pista, sicuramente la somma reperita non basterà.
I cittadini ascolani, nell’immaginare di percorrere questa pista godendo della bellezza di un posto sfregiato da un progetto assurdo, facciano anche un piccolo sforzo per capire che dovranno cacciare di tasca propria “tanti soldini” per garantire la sua manutenzione e gestione (compresa la vigilanza). E quanti mesi dell’anno sarà fruibile un posto così scomodo da raggiungere ed isolato da altri percorsi?
 Vogliamo riproporre la lettera che il Referente del C.I.R.F. (Centro Italiano Riqualificazione Fluviale) delle Marche, dott. Geologo Andrea Dignani scrisse al Comitato Gigaro 88: “concordo pienamente con le vostre posizioni, da quello che ho visto nelle foto mi appare evidente: l'assenza di una analisi geomorfologica in grado di valutare la dinamica fluviale, l'assenza di opere di Ingegneria Naturalistica realizzate in coerenza con la dinamica fluviale, l’assenza di una reale analisi di fattibilità dell’opera e quindi la valutazione dell’opportunità realizzativa e/o valutazione di tracciati alternativi”.
Ma ormai la pista è fatta! Il danno ambientale chi lo paga? I costi di manutenzione e gestione della pista saranno onerosi, non saranno sufficienti neanche gli interventi di ingegneria naturalistica e sarà difficilissimo garantire la sua assoluta sicurezza a causa delle vistose pendenze e della esagerata vicinanza all’alveo fluviale.

Urge un Piano del Verde per Ascoli

È evidente che Travanti, oltre a non essere riuscito a comprendere quanto scritto, ha anche una corta memoria, visto che più volte l’associazione Gigaro88 (regolarmente registrata, con presidente e direttivo e con sede sociale presso la sede della Croce Verde) è intervenuta su tematiche che riguardano il verde urbano.
Gli rammentiamo l’incontro avvenuto alcuni mesi fa, tenutosi al Palazzo dei Capitani alla presenza del Sindaco, nel quale ad un componente di Gigaro88 che fece un intervento sullo stato del verde ad Ascoli, venne chiesta copia della relazione. 
Quindi la definizione di “sedicente e misteriosa” associazione è veramente patetica. Cerchiamo comunque di spiegare il concetto già espresso nel precedente articolo in modo più semplice, alla portata di tutti. Ci piacerebbe che l’Amministrazione Comunale si dotasse di un chiaro PIANO DEL VERDE URBANO, cioè di uno strumento che consente di determinare un programma organico di interventi per quanto concerne lo sviluppo quantitativo e qualitativo di tutto il Verde Urbano, oltre che la sua manutenzione e gestione, in relazione agli obiettivi e alle esigenze specifici dell’area urbana.
Esso dovrebbe prevedere: il censimento del verde, contenente una rilevazione ed un’analisi di dettaglio sulle caratteristiche del verde privato e pubblico delle aree urbane e periurbane, con identificazione delle principali specie utilizzate, delle principali tipologie dispositive, corredato di carta di rilievo del verde urbano, in cui siano riportate le principali rilevazioni tipologiche; un regolamento del verde con le norme sulla progettazione, l’attuazione, la manutenzione del verde, l’elenco generale delle specie e delle tipologie (strade, parchi, giardini pubblici, ecc.) e per i diversi soggetti fruitori; il regolamento deve contenere inoltre indicazioni relative a situazioni particolari, come interventi di ingegneria naturalistica in aree degradate, difesa della vegetazione in aree di cantiere, difesa del suolo in aree urbane, ecc.; un piano che indichi le modalità di attuazione degli interventi di estensione del verde pubblico; un piano generale delle manutenzioni del verde pubblico, che dettagli le modalità di esecuzione degli interventi manutentivi e ne programmi l’effettuazione; un piano generale di programmazione del verde, che permetta la pianificazione della spesa e degli interventi di estensione e manutenzione nel breve, medio e lungo periodo; un piano di promozione del verde, che programmi interventi di valorizzazione culturale, di promozione della cultura e del rispetto del verde presso i cittadini. Ricordiamo a Travanti che egli è assessore di una città che, per la sua grande storia e la sua speciale bellezza, meriterebbe sicuramente una maggiore attenzione e, soprattutto, una maggiore sensibilità (lasciamo perdere per il momento la competenza).
Legambiente potrebbe anche aver esagerato nel condannare tutti gli interventi effettuati sul verde ma sentire riconoscere dall’assessore che “in viale della Rimembranza potevano esserci conseguenze gravi per i pedoni” è l’evidente dimostrazione della mancanza di conoscenze e programmazione. Gli ricordiamo che il Comune di Ascoli ha dovuto più volte risarcire i danni ai cittadini per il crollo di piante in via della  Rimembranza. Basterebbe chiedere a qualsiasi persona che abita nella zona.  E Travanti vuole farci credere che non è intervenuto per colpa di Legambiente? Quindi i cittadini che hanno subito danni (pensa se ci scappava il morto!), seguendo il suo ragionamento, dovrebbero chiedere il risarcimento a Legambiente? Ma ci faccia il piacere…

Per correttezza riportiamo qui di seguito la replica dell'assessore Travanti al nostro precedente articolo "Siamo alle comiche finali"

Ancora alberi crollati in viale della Rimembranza


I fatti accaduti domenica in viale della Rimembranza (e non solo!) ci costringono a tornare di nuovo sul tema del Verde Urbano nella città di Ascoli, che ci vede impegnati ormai da molti anni come Associazione Gigaro88 con interventi sui giornali, conferenze, proposte e attività concrete di recupero e valorizzazione del verde. Pagine intere sono state dedicate dai quotidiani locali al danno provocato dagli alberi crollati sulle auto e la ringhiera del nuovo parcheggio. Legambiente mette subito le mani avanti dicendo che ” ….. prima che qualcuno ci dia la colpa (in quanto paladini degli alberi), vogliamo mettere in chiaro che noi ci siamo sempre dichiarati contrari al taglio di piante sane … ma in quella area doveva essere fatta una manutenzione …”. L’assessore Travanti approfitta della vicenda per rilanciare l’urgenza del piano sull’Annunziata e per continuare la lunga e stucchevole serie di frecciate contro l’associazione. Siamo alle comiche!!!
Ricordiamo a tutti che Gigaro88, nel suo impegno di osservatorio del territorio ascolano, in tanti incontri pubblici anche alla presenza delle massime autorità cittadine, ha segnalato l’urgenza di sistemare via della Rimembranza ancor prima del piano per l’Annunziata.  Le varie amministrazioni hanno sempre sottovalutato il problema ed indicato altre priorità. A tal proposito riportiamo alcuni brani dell’articolo di Gigaro88 pubblicato appena due mesi fa. “Con la stessa cifra spesa per gli enormi sbancamenti di terra e gli impattanti muri di contenimento si sarebbe potuto arretrare e ripristinare il muro in travertino di via della Rimembranza, aumentando ugualmente i posti macchina, creando di fatto un parcheggio semi interrato e completamente mascherato e mantenendo intatta la superficie a verde resa fra l’altro più fruibile dalla minore pendenza ottenuta e ben integrata ai reperti archeologici rinvenuti.

Il muro di travertino di viale della Rimembranza da tempo richiede un grosso intervento di restauro; il muro spesso ha ceduto, in seguito alle piogge ed al peso della vegetazione sovrastante in abbandono da molto tempo, determinando notevoli danni alle auto, che le amministrazioni comunali hanno dovuto risarcire, dimostrando di fatto le loro inadempienze” (nel 2001 tre auto furono completamente distrutte dagli alberi sani schiantati).
All’ abbandono di questo muro e del verde circostante, corrisponde invece l’efficientismo di opere inutili come la sistemazione dello spazio poco distante, destinato alle sgambature dei cani, ridottissimo e su una scarpata adatta agli stambecchi…..
L’assessore parla di piano dell’Annunziata a cui Legambiente si sarebbe opposta. Ci risulta invece che Legambiente e tutte le associazioni siano d’accordo all’elaborazione di un serio piano del verde per l’intera città e non interventi saltuari, episodici, lasciati a decisioni non si sa bene di chi, comunque senza programmazione. Ci colpisce la premura di Travanti che invece di fare mea culpa per quello che è accaduto in via della Rimembranza accusa altri. Forse non ha tagliato prima le piante che sono crollate per paura di Legambiente? Eppure in altre circostanze è partito di persona con scala e forbici per dimostrare la sua efficienza. Strano che di colpo abbia prestato ascolto a chi ha sempre denigrato.

Parcheggi selvaggi

Che tristezza il parcheggio che si sta realizzando dietro il palazzo di giustizia. La scelta progettuale è a dir poco discutibile da tutti i punti di vista:
·         l’impatto visivo dei  muri e delle auto è enorme
·         aumenta il flusso di traffico in pieno centro storico
·         aumenta l’inquinamento
Stendiamo un velo pietoso sull’iter seguito dal Comune nell’attuazione del progetto e sull’opposizione poco incisiva (si devono leggere attentamente i progetti prima, per poter esprimere obiezioni di un certo peso - pista ciclabile sul Castellano docet!!). 
Ci sconcerta che il Comune per giustificare le sue scelte in corso d’opera faccia riferimento a “rinvenimenti archeologici imprevisti o non prevedibili nella fase progettuale” che hanno fatto sì che il progetto originale venisse modificato, quindi la palificata è stata arretrata e in questo modo, si sono venuti a creare “miracolosamente” nuovi parcheggi. Ma ci prendono per stupidi? Tutti gli ascolani sanno che dietro al Tribunale ci sono alcune “domus” romane ricoperte e fu ritrovato negli anni ’50 il celebre mosaico bifronte.
Con la stessa cifra spesa per gli enormi sbancamenti di terra e gli impattanti muri di contenimento si sarebbe potuto arretrare e ripristinare il muro in travertino di via della Rimembranza ed il muro di via Colombo, aumentando ugualmente i posti macchina, creando di fatto un parcheggio semi interrato e completamente mascherato e mantenendo intatta, anzi aumentando, la superficie a verde resa fra l’altro più fruibile dalla minore pendenza ottenuta e ben integrata ai reperti archeologici rinvenuti.
Il muro di travertino di viale della Rimembranza da tempo richiede un grosso intervento di restauro; il muro spesso ha ceduto, in seguito alle piogge ed al peso della vegetazione sovrastante in abbandono da molto tempo, determinando notevoli danni alle auto, che le amministrazioni comunali hanno dovuto risarcire, dimostrando di fatto le loro inadempienze.
All’abbandono di questo muro e del verde circostante, corrisponde invece l’efficientismo di opere inutili come la sistemazione dello spazio poco distante, destinato alle sgambature dei cani, ridottissimo e su una scarpata adatta agli stambecchi. Ci chiediamo come si possano raccogliere le feci su una tale pendenza!!!
La “ciliegina sulla torta” è l’ultimo intervento: sulle enormi scarpate che si sono create, per evitare ulteriori colate di cemento, la creatività progettuale ha escogitato il più banale sistema che si potrebbe adottare nel centro storico di Ascoli conosciuta da tutti come la “città del travertino”, e cioè dei ridicoli moduli in calcestruzzo pressovibrato. Non si poteva fare un concorso di idee fra gli studenti di architettura per cercare una soluzione migliore ed impegnare i rari scalpellini che ancora sopravvivono, valorizzando così anche le nostre preziose risorse umane?. Quindi, un’opera costosissima sul piano economico ed ambientale  con vantaggi solo di appena qualche decina di posti auto. La città tace dinanzi ai “nuovi barbari” che hanno invaso, forse conquistato, la nostra città.

La malapotatura

Ennesimo caso di cattiva gestione e manutenzione del verde urbano pubblico. Questa volta a farne le spese sono ancora gli olivi di Via Spalvieri e alcune aiuole in zona Monticelli. Interventi effettuati senza tener conto di qualsiasi basilare principio di botanica ed arboricoltura. Se da una parte possiamo perdonare il periodo di effettuazione del taglio, che dovrebbe essere però ancora ritardato per evitare le gelate invernali, non possiamo non criticare i metodi con cui le piante sono state potate. A Monticelli alcune piante di Lagerstroemia indica hanno ricevuto un trattamento non molto gradito e la forma è peggiorata dopo la potatura. I potatori infatti si sono limitati a tagliare le terminazioni delle branche secondarie senza effettuare tagli di ritorno o diradare la vegetazione sottostante. Veramente scandaloso, e questo potrebbero dirlo anche i non specialisti, il modo con cui sono stati fatti i tagli: rami scortecciati, sfibrati, mozziconi lasciati. Tutto ciò andrà a costituire un punto di notevole debolezza della pianta che non potendo compartimentare bene i tessuti sarà soggetta ad attacco di patogeni, come virus, funghi e batteri.
In via Spalvieri la questione degli olivi tiene banco da tempo: circa 3 anni fa infatti sono stati completamente capitozzati. Quello che poteva essere l’esempio di un meraviglioso filare di olivi ornamentali, è ridotto a una specie di pali di legno, posti a limitare le due corsie di una strada. Dopo una capitozzatura, si rende necessario un certo periodo di recupero della pianta, con pochi e piccoli interventi mirati alla nuova formazione della chioma. In questo caso stiamo assistendo invece ad interventi sempre più rudi, in un epoca sbagliata, con tecniche errate. Tronchi completamente spogliati dei succhioni, che appaiono veramente brutti e tagli esagerati, per poi vedere qualche sparuto ciuffo di vegetazione all’apice delle branche primarie.
Ma allora serve veramente la potatura? A pensarci bene una pianta si pota “da sola”: l’attacco di un insetto, di un fungo, un suo particolare stato, possono determinare il disseccamento di qualche ramo che l’operatore può rimuovere salvaguardando tutto ciò che la pianta ha preziosamente costruito in tanti e tanti anni. Poche volte si riesce ad apprezzare il portamento naturale di una particolare specie. Allora quando la potatura non sia strettamente necessaria, per motivi di sicurezza o produttivi, sarà bene limitarsi a semplici azioni di monitoraggio e tagli ridotti al minimo indispensabile, come ad esempio l’eliminazione dei polloni sui tigli.
Forse dovremmo prendere esempio da Masanobu Fukuoka, microbiologo giapponese, che ha studiato la filosofia del “non fare”, riducendo gli interventi dell’uomo quasi al nulla e dimostrando che un albero da seme lasciato crescere senza nessun intervento umano è perfetto.

F.A.


On line il blog di Gigaro88

Finalmente on line il blog dell' Associazione, da dove tutti i nostri amici e sostenitori potranno seguire le news e le attività del gruppo. Approfittiamo dell'occasione per ricordare a tutti che da venerdì 11/02/2011 sono possibili le iscrizioni (la quota associativa è di 10€); per ulteriori informazioni consultate l'apposita pagina dello statuto oppure contattateci all'indirizzo mail gigaro88@alice.it